Storia e Cultura
Delimitato nella sua parte superiore dai monti, dalla cima del monte Sernio a sud al Pecol di Chiaula a nord, e dal Cason di Lanza ad est al monte Tersadia ad ovest, Paularo è una piacevole località di villeggiatura, non frequentemente ricordata nelle guide, ma che fu, da sempre, una delle mete preferite dai turisti. Vi pernottò anche Giosuè Carducci, che soggiornava ad Arta Terme) che, in una lettera del 7 agosto 1885 alla moglie mostrò di aver apprezzato le bellezze naturali della Val d’lncaroio, di cui Paularo e le sue numerose frazioni (Casaso, Castoia, Chiaulis, Cogliat, Dierico, Lambrugno, Misincinis, Ravinis, Rio, Salino, Tavella, Trelli, Villamezzo, Villafuori) sono parte. Un altro ospite illustre fu Caterina Percoto, anch’essa ospite delle terme di Arta e che salì a Paularo per rendere visita all’amico Giambattista Bassi che vi trascorreva puntualmente l’estate. La scrittrice friulana ricorda con entusiasmo lo spettacolo della cascata di Salino ed il paesaggio che la circonda. La definisce, in una lunga lettera ad un’amica fiorentina, “una delle meraviglie della Carnia”.
Difficile è ripercorrere a ritroso la storia di Paularo che è tramandata da una limitata documentazione scritta, in gran parte distrutta dagli eventi che variamente colpirono la cittadina (ricordiamo l’incendio del 24 dicembre 1709 che distrusse l’archivio dell’allora Comune di Villamezzo) ed è accompagnata da poche indagini e studi archeologici.
Il territorio di Paularo sembrerebbe essere stato da sempre una zona di transito e conserva tracce dell’uomo fin dai tempi più remoti. Sono stati infatti rinvenuti oggetti in selce, nel corso della sistemazione di una strada in una zona compresa tra la località Cason di Lanza e Valdolce ed altri strumenti dello stesso tipo, riferibili a 5.500 – 4.500 a.C. circa, nel territorio di Casera Valbertad, a circa 1600 metri di quota, nei pressi del Passo di Cason di Lanza (cfr. Il Friuli prima del Friuli – Preistoria friulana: uomini e siti, di Andrea Pessina e Gianpaolo Carbonetto).
Sono tuttavia gli scavi effettuati nella frazione Misincinis, tra la fìne del 1995 ed il 1999, ad avere portato alla luce un numero significativo di materiali preromani, databili tra la fine VIII e I secolo a.C. (preziose informazioni sull’argomento si trovano nei saggi della direttrice della campagna di scavi, dott. Serena Vitri) e rinvenuti nelle 145 sepolture di una necropoli ad incinerazione.
Alcuni di questi manufatti risalgono al periodo La Tène (III-I secolo a. C.) e testimoniano la presenza di popolazioni celtiche transalpine cui la tradizione fa risalire numerose credenze ed usi locali, quali il lancio delle pirules, rotelle di legno infuocate che vengono lanciate da un’altura e accompagnate da una dedica alle giovani coppie. Non ci è dato sapere se la cultura celtica abbia realmente lasciato un’impronta significativa sul territorio di Paularo. Quella che è abbastanza certa è invece la presenza romana.
Oltre a vari oggetti di cui conosciamo l’esistenza solo attraverso le testimonianze indirette (cfr. G. Marinelli, nella Guida della Carnia, ricorda il ritrovamento di monete romane, fibule, ecc.), per gli amanti di questo periodo storico, meritano di essere ricordate alcune testimonianze della tarda romanità, quali la tomba situata nella frazione di Misincinis e i resti di una strada ancora ben lastricata e di un fortilizio nella località Chiastilirs, ad est di Paularo, nelle vicinanze della frazione di Dierico (cfr. Tito V. Miotti, Castelli del Friuli).
Ci sono giunte solo sparse testimonianze di primi nuclei abitati anche per i secoli successivi (cfr E. Mirmina, Per una storia degli abitati nel canale d’lncarojo) e Paularo non sembrerebbe avere subito grandi vicende storiche nel Medioevo, ad eccezione forse di una storia locale dal sapore leggendario che attribuisce ad una grotta, situata nelle vicinanze della località Cason di Lanza, il simbolico nome di Grotta di Attila.
La leggenda vuole che una regina si fosse rifugiata, assieme al suo popolo, nella grotta per sfuggire al grande condottiero anno. La grotta è situata sul sentiero, facilmente accessibile, che dalla località Cason di Lanza porta nella zona confinante della vicina Austria, dove si svolge, in agosto, presso la malga della prima cittadina oltreconfine, Rattendorf una tradizionale festa che coinvolge gli abitanti di entrambi i paesi.
Un altro importante evento che la tradizione orale ricorda è la battaglia che i valligiani avrebbero sostenuto contro i Turchi sconfiggendoli nel 1478 sui Piani di Lanza. Ma anche di questo fatto non esiste documentazione. La prosperità della vallata è legata al dominio della Repubblica Veneta, subentrata al Patriarcato d’Aquileia nel 1420. ma solo nel tardo 1500 la Serenissima vide nei boschi una fonte di ricchezza per il suo arsenale. Il loro sfruttamento portò ad un relativo benessere la popolazione della vallata.
A periodo risale la prima Casa Calice costruita sulle rive del Chiarsò nel 1591 dalla famiglia veneziana giunta in Incaroio per gestire il patrimonio boschivo. Un’interessante testimonianza del dominio veneziano è conservata su una pietra che riporta impressa il Leone di San Marco e lo stemma del ducato di Carinzia. La pietra, datata 1777, è posta a fianco della malga Valbertad Bassa ed è conosciuta localmente come cippo di Maria Teresa. Il periodo fu fiorente anche nel Settecento quando, a dare lustro a Paularo, contribuì l’attività di Jacopo Linussio, grande imprenditore dell’industria tessile.
La dominazione franco-austriaca coincise successivamente con un periodo di grande precarietà per Paularo, e poco rimane dello splendore che questo periodo aveva significato per altri territori. Gli eventi successivi furono quelli comuni alle altre zone della Carnia, con l’annessione al Regno d’Italia nel 1866. Oggi Paularo, dopo un lungo periodo caratterizzato da grandi emigrazioni, cerca di ritornare ai lustri del passato, valorizzando soprattutto la sua storia, le sue radicate tradizioni popolari e le sue forti peculiarità locali.
A Paularo ancora si produce e si vende direttamente al pubblico l’artigianato carnico più tipico: mobili in legno; oggetti in legno per la cucina e l’arredo della casa; gli ‘scarpets’, le famose calzature leggere in stoffa; abiti tipici per uomo, donna, bambini; pizzi e merletti.
Anche l’artigianato artistico del legno offre notevoli sorprese, con le sue sculture, intagli e bassorilievi. I maestri locali tengono anche dei corsi di intaglio. Un discorso a parte meritano i costumi-sculture di Ravinis e il loro progetto ‘Guriùz’.
Una ricarica di energia e di salute a Paularo è offerta sia dai prodotti della zootecnia locale sia dalla ristorazione. Si producono e sono in vendita diretta formaggi vaccini freschi e stagionati, tra cui il classico Latteria, e formaggi vaccini di malga (da giugno a settembre) e anche salumi.
Nei locali pubblici e agriturismi locali poi si possono gustare tutti i piatti tipici della Carnia, con alcune variazioni locali: Cjarsons (salati a Paularo, dolci a Dierico), frico, polenta condita, salsiccia, minestre e paste alle erbe, dolcetti ‘crofins’. Anche i vegetali sono di produzione locale, e in particolare mais, fagioli, patate, funghi sono autoctoni della valle. Dalle pere locali con il succo si produce grappa di pere, con la polpa il ripieno dei cjalsons dolci e il dolce pastùm.
La Valle di Paularo offre occasioni e attrezzature per tutte le attività della vacanza da quelle più semplici come le passeggiate a quelle più impegnative di tipo sportivo. Le strutture fondamentali sono:
– una grande area ricreativa con giochi per bambini, minigolf, bocce, tennis appena a Sud del capoluogo
– una rete di oltre 20 sentieri (12 anche per Mtb), quasi tutti curati dal C.A.I ., alcuni attrezzati con scalette e corrimano.
Quindi diverse attività specialistiche: equitazione in maneggio e con escursioni anche di più giorni / 2 palestre di roccia / base per parapendio / canoa. Inoltre vi è tutta l’assistenza per attività sportive individuali come la caccia e la pesca.